I corpi/anima di Giuseppe Ciracì

Il nostro corpo è diventato il luogo della nostra falsificazione (Umberto Galimberti)

Manipolazioni biotecnologiche, chirurgia plastica, trasformazioni genetiche, realtà virtuale preconfezionata, alleanze tra sensi umani e new media: impossibile non constatare la manipolazione, la scomparsa o la continua sostituzione visiva del corpo. Quello che ne resta si palesa nelle opere di Giuseppe Ciracì: parti di corpi/anima riaffioranti come residui della memoria, come indizi sfuggenti, sempre al limite della propria sparizione. Il discorso creativo elaborato dall’artista trova la sua verità proprio in quell’incompiutezza dell’immagine che sembra confermare i limiti dell’io e della fisicità corporea così fragile e mortale. Giuseppe Ciracì osserva l’uomo del presente con lo sguardo dell’esperienza storica, tratteggia istanti capaci di trattenere espressioni corporee, in bilico tra dramma e desiderio, che appena si manifestano mostrano la loro perdita di identità, il loro diventare segno tra altri segni. Lo sguardo si perde all’interno di uno spazio visivo, strutturato come un tavolo anatomico, su cui osservare e indagare inquietanti e ammalianti frammenti di vita, storia e natura.

Giuseppe Ciracì nasce e vive a Brindisi. Dal 1997 ha raccolto una partecipazione intensa in mostre collettive e personali in tutto il mondo, ricevendo premi e consensi dalla critica.

di Francesca Londino

Giuseppe Ciracì g-ciraciGiuseppe Ciracì

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