Olga Esther

In principio era la Favola. E vi sarà sempre (Paul Valéry)

Stanze allestite dall’inconscio in cui domina la finzione, carte e stoffe da parati fanno da sfondo a figure infantili candide e distanti. Forza e fragilità, apparenza e realtà, palcoscenico e vita emergono così dal lavoro di Olga Esther. I suoi ritratti, immersi in ambientazioni oniriche, raccontano storie immaginarie e magnifiche che scorrono in uno specchio magico. Mondi senza tempo, fantasmagorici e fiabeschi abitati da piccole principesse e sibille perse tra i segreti di un segreto. Un ritmo delicato e inesorabile in cui eccelle la scintillante capacità pittorica di un’artista che indugia sul dettaglio, per approfondire un macrocosmo lontano dal concetto di stallo. Nelle sue opere trasferisce tutto: il mistero dell’infanzia, l’eterno femminino, le strutture archetipe della favola, la letteratura, l’attesa del prodigio, l’itinerario onirico-emozionale che da sempre accompagna l’essere umano. Come un’animula vagula blandula, l’artista indaga dimensioni inquiete e inconsuete, per tentare di cogliere e capire l’essenza del senso umano.

Olga Esther nasce nel 1975, anno della fine della dittatura franchista, a Valencia, città in cui si laurea in Fine Art presso l’Università Politecnica. Successivamente riceve due borse di studio nella Repubblica Ceca e in Messico. È particolarmente interessata  alle teorie e pratiche di uguaglianza di genere nel senso più ampio attribuitogli dall’antropologa femminista Marcela Lagarde.

di Francesca Londino

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