Segnali di segni

Le macchine mi colgono di sorpresa con grande frequenza (Alan Turing)

Presagi, indizi, sintomi, codici estetici. Damiano Fasso, pittore e videoartista, assume all’interno del suo personalissimo vocabolario, con una buona dose di ironia, un panorama di segni che sono parte integrante dell’universo urbano contemporaneo (la cultura pop giapponese, le icone del consumismo, i cambiamenti planetari, l’interazione uomo-macchina). Una visione che mette in luce una prospettiva ludica disposta a lasciarsi andare nel flusso affollato del presente. Il suo interesse è rivolto alla nostra società così iperevoluta/tecnologizzata ma carica di complessità e inquietudini, non sempre espresse ma neanche omesse. Sembrano volerlo dimostrare gli smalti fluorescenti, gli agenti velenosi, i sali di piombo e la polvere da sparo che scandiscono immagini costruite con attenzione scrupolosa. Il suo obiettivo è però quello di attivare l’attenzione su qualcosa del reale che ci sfugge (il senso del tempo, il senso del vuoto, eccetera), per arrivare al confine tra il materiale e l’immateriale, il fisico e il mentale, l’attuale e il virtuale. Così si affiancano presenze ibride, inquietanti Buddha, ideogrammi e light-boxes orientati in decisa verticalità di dialoghi mentali che ci confermano le scelte dell’artista.

Damiano Fasso, pittore e videoartista, vive e lavora tra Treviso e Venezia. Dopo la laurea in Lettere all’Università di Brescia, ha studiato Lingue e Culture dell’Asia Orientale. È, inoltre, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Le sue opere sono state esposte in molte rassegne e pubblicate su importanti testate.

di Francesca Londino

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