Come uno streben…

Mi sono guardato piangere in uno specchio di neve (Fabrizio De André)

Stanze dell’interiorità e della solitudine imbastite con ali di farfalle, fiori secchi, blister di farmaci, antiche fotografie e bestiari fantastici. Nelle immagini della fotografa polacca Laura Makabresku c’è un rapporto dolcemente drammatico tra il corpo e l’ambiente (naturale o costruito): una sorta di fiabesca tensione che traspare nelle ombre e nelle luci, nella vita e nella carne. Sono pagine di diario, narrazioni magiche ripetute in loop che parlano del ciclo della vita che si consuma nella morte. Una ricerca iconografica che scaturisce da uno streben interiore, suggerendo la fragilità degli equilibri esistenziali.

Laura Makabresku (nome d’arte di Kamila Kansy), fotografa e poetessa, nasce a Brzesko e vive a Cracovia, dove ha studiato Filologia all’Università Pedagogica. La sua agorafobia le impedisce di viaggiare, ma si sposta continuamente nei territori del racconto, della fiaba e delle libere associazioni. Negli ultimi anni, grazie a spazi e vetrine virtuali,  ha conquistare l’attenzione di un pubblico internazionale.

di Francesca Londino

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