QimmyShimmy

Il primo a scoprire che in ogni uomo c’è del buono fu un cannibale (Ivan Della Mea)

L’artista malese Lim Qi Xuan,  nota anche come QimmyShimmy, possiede dell’arte una concezione che ironizza e drammatizza il nostro rapporto con il cibo, come qualcosa di esibito e inquietante, delicato e raccapricciante. C’è quasi una sorta di ludica scommessa nel suo lavoro rivolto alla materia del modellare l’argilla polimerica e alla struttura del linguaggio. Le sue minuscole sculture rappresentano il quotidiano presente e passato, con il richiamo di un immaginario vincolato al surreale. Nascono così i suoi cuori, cervelli e parti del corpo di neonati all’interno di scatolette in latta o come farciture di macarons, torte, hosomaki e cristallini dim sum serviti in cestini in bambù. Piatti, oggi in voga, che affondano le loro origini nel passato di lontane dinastie e culture, per ricordarci la nostra innata e atavica paura di essere mangiati, divorati, sbranati. D’altronde, mors tua vita mea, è una legge della natura.

Qimmyshimmy vive a Singapore dove si laureata in Visual Communications, presso la Nanyang Technological University. Lavora come information designer, ma la passione per l’arte è diventata la sua seconda vita. Le sue opere, esposte in tutto il mondo, hanno conquistato l’attenzione di importanti riviste specializzate ma anche 151.000 follower sul suo profilo Instagram.

di Francesca Londino

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