Questions to…

Questions to LUIGI MARIA LOMBARDI SATRIANI 

Raffinato intellettuale, considerato tra i massimi studiosi di scienze demo-etno-antropologiche, è stato docente presso università italiane e straniere, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria, senatore della Repubblica, presidente dell’AISEA e direttore di diverse riviste di scienze umane.  Altre info

Le opere, i monumenti, le chiese e i palazzi ci raccontano l’identità di un territorio. Dal secondo dopoguerra abbiamo smesso di credere nell’arte come veicolo d’identità. Possiamo permetterci questa rinuncia?

Consentimi, cara Francesca di risponderti con delle frasi di Benedetto Croce conclusive della storia come pensiero e azione. Dopo aver affermato la libertà, come, fra l’altro, «l’ideale morale dell’umanità», il filosofo napoletano prosegue: «Certo, nell’opporre alle legioni dei diversamente pensanti o diversamente favellanti queste proposizioni apodittiche si è ben consapevoli che esse sono proprio quelle che possono far sorridere o muovere a scherni verso il filosofo, il quale par che caschi sul mondo come un uomo dell’altro mondo, ignaro di ciò che la realtà è, cieco e sordo alle sue dure fattezze e alla sua voce o ai suoi gridi. […] Senonché la filosofia non sta al mondo per lasciarsi sopraffare dalla realtà quale si configura nelle immaginazioni percosse e smarrite, ma interpretarla sgombrando le immaginazioni». La lunga citazione è fatta perché non essendo mai crociano, ritengo queste frasi del filosofo assolutamente pertinenti. Io non so se veramente «abbiamo smesso di credere nell’arte come veicolo d’identità». So, però, che ove l’avessimo fatto, avremmo commesso un errore colossale. Non possiamo infatti permetterci in alcun modo una rinuncia siffatta perché l’arte, come la vita, è irrinunciabile, perché è essa che invera la vita conferendole la sua irredimibile bellezza.

L’antropologia e il mondo dell’arte hanno intessuto rapporti collaborativi o polemici lungo tutta la loro storia. Quali pratiche di costruzione del sapere passano o potrebbero passare da una disciplina all’altra e con quali risultati?

Sia dall’antropologia sia dal mondo dell’arte potrebbero emergere risultati indispensabili per rendere domestico il mondo e costruirlo come casa dell’uomo. Sia l’antropologia sia la poesia, ad esempio, dicono il tentativo dell’uomo di conferire senso all’esistenza, di rispondere al bisogno di trascendimento dell’uomo dalla sua datità, dalla sua costitutiva precarietà, proiettandolo in un progetto di vita che garantisca, forse illusoriamente (ma non so fino a che punto) una sua possibile immortalità.

Il concetto di armonia è stato oggetto di numerose riflessioni in ogni tempo (da Seneca a Picasso, da Pirandello a Munch) e in molti campi (dalla matematica all’arte, dalla letteratura all’antropologia filosofica). Che cos’è l’armonia, secondo te?

Il fatto stesso che il concetto di armonia sia stato oggetto, come afferma questa domanda, di tante riflessioni che hanno attraversato le diverse epoche e i diversi campi del sapere, testimonia la sua indispensabilità per la riflessione umana. A mio sommesso avviso l’armonia e quindi le riflessioni su di essa costituiscono il tentativo di ridurre ad unità il molteplice, i diversi paradigmi nei quali si declina l’umano operare. Pluralità di voci, di bisogni e di speranze, eppure tutte tese a una possibile unità (unum sint) che dia significato e valore all’esistenza stessa.

Che cos’è la Bellezza?

È come il tempo: ognuno di noi sa cosa sia ma non riesce a definirlo esattamente. Tentando temerariamente una risposta direi che ognuno di noi sa quando una cosa è bella e quando un’altra non lo è. È come se la bellezza conferisse un’aura particolare alle cose che avvolge, accarezzandole, alitando su di esse un profumo ineffabile. È ciò che rende la vita sopportabile, ciò che dà valore a essa, la invera.

La celebre espressione di Goya “il sonno della ragione genera mostri” è plausibile?

In parte lo è, dato che spesso la violenza, sempre inaccettabile, è anche così spesso stupida; le dittature e le esplosioni sempre più frequenti di violenza interpersonale ne sono tragica testimonianza. Eppure in parte veritiera non è perché molto spesso la violenza utilizza la ragione, la scienza o le tecnologie: pensiamo agli esperimenti medico-chirurgici nazisti oppure alle attuali possibilità di manipolazioni genetiche.

Tre opere d’arte e tre libri che salveresti se il mondo prendesse fuoco…

Questa domanda mi mette molto in difficoltà: è forte la tentazione di rispondere con un elenco molto più lungo delle tre che considero gabbia troppo stretta. Comunque, accettando la sfida e limitandomi consapevolmente a una risposta eurocentrica, direi: per le opere d’arte la Venere Italica di Canova, Donna allo specchio di Tiziano, Sinfonia n° 9 di Beethoven. Per i tre libri direi: il Vangelo, le Poesie di Leopardi e L’interpretazione dei sogni di Freud.

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fondatrice.redattrice libidodocta mag