Visioni di carne

La carne non è oscena, ci vuole solo molta poesia per raccontarla (Roland Barthes)

Nelle nature morte della pittrice Victoria Reynolds, caratterizzate da riferimenti allo stile di Tiziano e alla pittura del Seicento barocco,  tranci di carne, impregnati di sangue, muscoli e grasso luccicante, subiscono nel contempo l’isolamento e l’esaltazione, attraverso una personale tensione pittorica fondata sulla pregnanza cromatica dell’immagine. Una palpabile carnalità, animata da sontuosi tessuti corporei, organi interni e fibre muscolari marmorizzate, si lega con oggettività lucida e spietata ai concetti di vanitas e mortalità. Tra visione e deformazione, la carne perde le sue caratteristiche alimentari, per trascinarci verso il connubio raccapriccio/sensualità, inteso come appello al coinvolgimento dei sensi,

Victoria Reynolds nasce a Tyler, in Texas. Ha conseguito un BFA con specializzazione in pittura presso l’Università dell’Oklahoma e un MFA in pittura e disegno all’Università del Nevada a Las Vegas. Vive e lavora a Cranberry Portage. Le sue opere, esposte in tutto il mondo, sono presenti in numerose collezioni museali.

di Francesca Londino

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